L'autore mette in evidenza la differenza esistente nella pratica analitica tra l'approccio oggettivistico scientista e l'approccio storicistico ermeneutico. Il primo produce una "conoscenza informativa" e quindi si inscrive nell'ambito della terapia. Il secondo, presupponendo che esista un nucleo ineliminabile di soggettività nella conoscenza, attiva nella relazione analitica un continuo dialogo riflessivo, che modifica ad ogni atto di risoggettivizzazione delle componenti transferali non solo il paziente ma l'intero campo relazionale.