L'autore propone di trasferire l'attenzione dal problema della rappresentazione, intesa come atto puntuale della mente e condizione prima di ogni esperienza psichica, al problema della maturazione della funzione rappresentative. Quest'ultima è intesa come acquisizione processuale che va dall'attività protromentale (presentazione di cosa) verso l'attività psichica evolutiva (rappresentazione). Un tale mutamento dell'angolo prospettico è complementare a quello che sposta l'attenzione dalla fondazione dell'oggetto alla costruzione della continuità del soggetto. Nel processo maturativo, tra le presentazioni di cosa e la loro significazione mediante la parola (condizione di rappresentabilità) l'autore individua un possibile anello intermedio. Le "forme autoprodotte", studiate originariamente da F. Tustin come espressione potologica dell'autismo infantile, vengono invece ricnsiderate nella loro funzione evolutiva come organizzazioni somatopsichiche più prossime alle rappresentazioni. Questa chiave comporta alcune importanti implicazioni cliniche che vengono esaminate.