L'autrice parte da un'analisi della reale natura delle rivoluzioni, viste come espressione della capacita' politica dei cittadini di un paese. Questa capacita' e' messa in relazione con il conflitto che alberga nell'inconscio a causa dello scontro tra le varie istanze. Se i soggetti che sono i cittadini di un paese hanno superato la tendenza al mantenimento dello status quo, in quanto gli aspetti fantasmatici non neutralizzano piu' l'autonomia del giudizio del soggetto e il suo desiderio politico, si profila il problema, molto grave, di saper riconoscere la reale natura della scelta politica che si vuole attuare. Il pericolo e' che si possa trattare di una scelta spuria e in certi casi di un acting out di massa che nulla ha a che vedere con un fatto di partecipazione autentica. Altro pericolo e' che i vissuti depressivi possano invece spingere all'atto terroristico, che essendo guidato da istanze superegoiche, potra' usufruire di efficaci motivazioni per la messa in atto distruttiva. L'autrice passa poi a indicare i pensatori, le opere e gli orientamenti che hanno caratterizzato il Novecento, e con numerose citazioni logicamente e storicamente collegate, ripropone il tema drammatico dell'inganno e della verita', un discorso che la psicoanalisi ha reso ancor piu' radicalmente valido e inevitabile col suo tentativo di fornire all'uomo gli strumenti per la ricerca di verita' e di liberta' a cui egli non puo' sottrarsi.