La sessualità umana si presenta di fatto come esperienza « enigmatica ». La tensione all'altro insita nel proprio essere « indigenti » può realizzarsi nel riconoscimento dell'altro oppure nella sua negazione-strumentalizzazione. La Bibbia testimonia la struttura ambigua della sessualità quale realtà tesa tra possibilità di dono e desiderio di possesso. La proposta di indicare nel « matrimonio » la figura che interpreta e che dà senso compiuto a tale esperienza significa lasciar intravedere in essa il criterio che può illuminare e discernere le ambiguità dell'esperienza sessuale e che può orientare, in modo progressivo, verso un vissuto « buono » della sessualità.