Partendo dalla constatazione che la teologia nell'attuale orizzonte culturale patisce una forma di emarginazione, si cerca di individuare l'origine del sospetto che pesa su di essa; lo si trova in due matrici: la tendenziale equiparazione dell'uomo alle cose quando si tratta del sapere; la convinzione che il soggetto sia la misura della verità. A fronte di tale tendenza si presenta l'idea che la fede, e con essa la teologia che della fede è il versante critico, è una forma di sapere « eccedente ». Per questo costituisce una difesa dell'umano nella sua originalità. In questo senso la teologia, che mostra la plausibilità della fede, si propone come forma di sapere che dialoga con tutte le altre forme e insieme dichiara indebita la pretesa di queste di esaurire il sapere l'umano.