Il contributo analizza i rapporti tra chiesa cattolica e cinema in Italia nell'ottica di una problematica specifica: la rappresentazione della sessualità, il tabú dell'osceno e il suo superamento nell'hard core, fino all'attuale processo di «pornografizzazione» che trova nel web un potentissimo propulsore. Se la presenza della chiesa in Italia ha aiutato, fino almeno agli anni .60, a preservare la sessualità tra le «cose sacre» dell'esistenza, il ruolo da essa giocato è anche costellato da evidenti errori «tattici», come emerge emblematicamente analizzando i documenti relativi alla condanna de La dolce vita di Federico Fellini. L'articolo si propone di tracciare un bilancio di tale presenza e azione della chiesa in Italia e si interroga, in conclusione, circa l'opportunità di rinnovare tale impegno a partire da una nuova consapevolezza e da piú mature competenze critiche.