La morte e il morire : oltre il paradigma della rimozione : focus

Citation
Articoli Di Da Re Antonio ... [et Al.], La morte e il morire : oltre il paradigma della rimozione : focus, Studia patavina rivista di filosofia e teologia , 61(2), 2014, pp. 291-370
ISSN journal
00393304
Volume
61
Issue
2
Year of publication
2014
Pages
291 - 370
Database
ACNP
SICI code
Abstract
Articolo di Allevi Stefano: L'uomo occidentale contemporaneo ha fatto della morte un potente tabú sociale e comunicativo. La si vive sempre meno collettivamente, e se ne parla malvolentieri. La nostra è diventata progressivamente una «società amortale»: piú attenta a combattere e a evitare la morte (e persino il discorso su di essa) che a occuparsi dei morenti e ad accompagnarli. Le fasi del rapporto con la morte in Occidente lo mostrano con chiarezza, fino alla progressiva medicalizzazione e alla mera ospedalizzazione del morente. Ma vi sono segnali che, soprattutto nell'ambito delle forme di mediatizzazione della morte, mostrano un bisogno sociale di parlarne e di recuperarla all'orizzonte della vita e della coscienza, togliendola all'inespresso della rimozione e dell'indicibile. In particolare, il dibattito bioetico e la progressiva pluralizzazione culturale e religiosa delle nostre società ci pongono di fronte a modi diversi di vivere la morte, che favoriscono un ritorno profondo alla riflessione sul tema, e aprono forse a una nuova fase nel rapporto con la morte e il morire. Articolo di Marin Francesca: volgendo lo sguardo al dibattito bioetico contemporaneo sul fine vita, il presente contributo si focalizza sui beni-valori di vita, salute e autonomia. L'obiettivo è duplice: in primo luogo, esaminare criticamente alcune letture riduttive e individualistiche delle suddette istanze valoriali. A tale riguardo, emergerà il rischio che tali letture comportano nel momento in cui pongono l'attenzione esclusivamente su uno dei beni-valori sopra menzionati, con la conseguente sottovalutazione degli altri. In secondo luogo, ci si prefigge di individuare delle possibili strategie argomentative che consentano di riconoscere e valorizzare al tempo stesso vita, salute e autonomia per tradurli poi nella prassi in vista della determinazione del bene concretamente realizzabile. Articolo di Brusco Angelo: al presente contributo si prefigge di identificare e illustrare alcuni momenti dell'evoluzione delle pratiche pastorali riguardanti la preparazione alla morte, l'accompagnamento del morente e l'elaborazione del lutto. Come ha saputo la chiesa adattare le sue strategie pastorali ai cambiamenti socio-culturali e religiosi susseguitisi durante i secoli che hanno modificato l'atteggiamento della gente nei confronti della morte e del lutto? La risposta a questo interrogativo viene formulata attraverso l'esame di alcuni importanti documenti, della letteratura pastorale e della prassi, mettendo in rilievo, soprattutto per quanto riguarda l'età contemporanea, la difficoltà di adeguare l'agire concreto ai progressi della riflessione teologica e pastorale. Articolo di Giantin Valter: La vita umana ha visto negli ultimi anni una radicale trasformazione, dal suo concepimento alla sua conclusione. Il concetto stesso di morte è radicalmente cambiato, come cambiate ne sono le cause cliniche. Il morire, come processo che nelle nostre società piú progredite è sempre piú protratto e medicalizzato, pone quesiti clinici e bioetici non semplici: dal crescente aumento di anni con disabilità e dipendenza, allo stato vegetativo, alla difficile questione della nutrizione artificiale, ai crescenti costi del morire, al progressivo nascondimento della morte e al morire nella e di solitudine. Serve per questo ridisegnare una nuova medicina del coinvolgimento relazionale, della affinata gestione emotiva della comunicazione e di una validata relazione terapeutica con il soggetto morente. Articolo di Colosso Luigi: Le recenti trasformazioni sociali hanno reso l'elaborazione di lutti e perdite un processo piú difficile e solitario. Vivere la fede e fondare in essa l'elaborazione del lutto è ora una dura prova. In particolare sono in crisi i riti di passaggio, la relazione con il mondo religioso e con la comunità in toto, perché manca un paradigma di pensiero condiviso che contenga e accompagni il lavoro del lutto. Accompagnare durante la malattia il fronteggiamento del cordoglio anticipatorio, «fare amicizia con la morte», valorizzare le possibilità di narrazione e la collaborazione tra religiosi e laici ha valore assoluto, e può prevenire gli allontanamenti successivi dal credere e dalla chiesa.